Etripamil intranasale autosomministrato utilizzando un regime a dosi ripetute, guidato dai sintomi, per la tachicardia sopraventricolare dipendente dal nodo atrioventricolare: studio RAPID
L'Etripamil ( Cardamyst ) è un bloccante dei canali del calcio ( calcioantagonista ) ad azione rapida, somministrato per via intranasale, in fase di sviluppo per la terapia al bisogno al di fuori del contesto sanitario per la tachicardia parossistica sopraventricolare.
Sono state valutate l'efficacia e la sicurezza di Etripamil 70 mg spray nasale utilizzando un regime a dosi ripetute, guidato dai sintomi, per la conversione acuta della tachicardia parossistica sopraventricolare dipendente dal nodo atrioventricolare.
RAPID era uno studio multicentrico, randomizzato, controllato con placebo, basato sugli eventi, condotto in 160 centri in Nord America e in Europa come parte 2 dello studio NODE-301.
I pazienti eleggibili, di 18 anni d'età o maggiore, avevano una storia di tachicardia parossistica sopraventricolare con episodi sintomatici sostenuti ( 20 minuti o più ) come documentato dall'elettrocardiogramma ( ECG ).
Ai pazienti sono state somministrate due dosi di prova di Etripamil intranasale ( ciascuna da 70 mg, a distanza di 10 minuti ) durante il ritmo sinusale; coloro che hanno tollerato le dosi di prova sono stati assegnati in modo casuale a ricevere Etripamil oppure placebo.
Spinti dai sintomi di tachicardia parossistica sopraventricolare, i pazienti si sono autosomministrati una prima dose di Etripamil da 70 mg per via intranasale oppure placebo e, se i sintomi persistevano oltre i 10 minuti, una dose ripetuta.
I dati elettrocardiografici registrati in continuo sono stati giudicati, da individui non-a-conoscenza dell'assegnazione del paziente, per l'endpoint primario del tempo alla conversione della tachicardia parossistica sopraventricolare in ritmo sinusale per almeno 30 secondi entro 30 minuti dopo la prima dose, che è stato misurato in tutti i pazienti che hanno assunto il farmaco oggetto dello studio in cieco per un evento dipendente dal nodo atrioventricolare, confermato.
Gli esiti di sicurezza sono stati valutati in tutti i pazienti che si sono autosomministrati il farmaco in studio, in cieco, per un episodio di tachicardia parossistica sopraventricolare percepita.
Tra il 2020 e il 2022, tra 692 pazienti assegnati in modo casuale, 184 ( 99 dal gruppo Etripamil e 85 dal gruppo placebo ) si sono autosomministrati il farmaco in studio per la tachicardia parossistica sopraventricolare dipendente da noso atrioventricolare, con diagnosi e tempi confermati.
Le stime di Kaplan-Meier dei tassi di conversione entro 30 minuti sono state del 64% ( 63/99 ) con Etripamil e del 31% ( 26/85 ) con placebo ( hazard ratio, HR=2.62; P minore di 0.0001 ).
Il tempo mediano alla conversione è stato di 17.2 minuti con il regime Etripamil rispetto a 53.5 minuti con placebo.
Sono state condotte analisi di sensibilità prespecificate della valutazione primaria per testare la robustezza, ottenendo risultati di supporto.
Eventi avversi emergenti dal trattamento si sono verificati in 68 dei 99 pazienti ( 50% ) trattati con Etripamil e in 12 degli 85 pazienti ( 11% ) nel gruppo placebo, la maggior parte dei quali si sono verificati nel sito di somministrazione ed erano di entità lieve o moderata e tutti transitori e si sono risolti senza intervento.
Gli eventi avversi verificatisi in almeno il 5% dei pazienti trattati con Etripamil sono stati: fastidio nasale ( 23% ), congestione nasale ( 13% ) e rinorrea ( 9% ).
Non sono stati segnalati eventi avversi gravi o decessi correlati all'Etripamil.
Utilizzando un regime di dosaggio iniziale e facoltativo, autosomministrato e guidato dai sintomi, Etripamil intranasale si è dimostrato ben tollerato, sicuro e superiore al placebo nella rapida conversione della tachicardia parossistica sopraventricolare dipendente dal nodo atrioventricolare a ritmo sinusale.
Questo approccio potrebbe consentire ai pazienti di trattare da soli la tachicardia parossistica sopraventricolare al di fuori di un contesto sanitario e ha il potenziale di ridurre la necessità di ulteriori interventi medici, come i farmaci per via endovenosa somministrati in un contesto di terapia intensiva. ( Xagena2023 )
Stambler BS et al, Lancet 2023; 402: 118-128
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